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ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO E SISTEMA DUALE. Intervista al Sottosegretario al lavoro Luigi Bobba

Una larga fetta della disoccupazione giovanile, il 40% secondo taluni studi, sarebbe attribuibile alla divergenza tra i profili richiesti dalle aziende e le competenze dei giovani. Per contrastare la piaga della disoccupazione giovanile serve un legame più stretto tra la scuola e le imprese. Abbiamo interpellato il sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali On. Luigi Bobba per un approfondimento sull’alternanza scuola-lavoro e sul sistema duale di apprendimento.

On. Luigi Bobba, avvicinare la scuola al mondo dell’impresa è una priorità assoluta. L’alternanza vuole ovviare proprio a questo gap, consentendo ai giovani di tradurre le conoscenze teoriche in concreti contesti lavorativi?

Metà della elevatissima disoccupazione giovanile che c’è in Italia è dovuta a questa prolungata ed epocale crisi che ancora ci sta condizionando; ma l’altra metà ha caratteristiche strutturali e ce la stiamo portando appresso da molti decenni. Costruire un legame più stretto tra istruzione e imprese è quindi una misura prioritaria e imprescindibile per ridurre la platea dei giovani disoccupati. Non deve sfuggire infatti, come ci segnalano periodicamente i rapporti Excelsior di Unioncamere, che anche nei momenti di più elevata tensione nel mercato del lavoro, un numero annuo variabile da 60 a 120 mila domande di lavoro hanno trovato difficoltà a reperire i profili professionali adeguati, incrementando in conseguenza il numero dei disoccupati e rallentando la produttività complessiva del sistema Paese.

L’alternanza è un ponte tra scuola e lavoro, ma è materia didattica e quindi non deve essere confusa con la formazione professionale. E cosa differenzia l’alternanza scuola-lavoro dal programma Garanzia Giovani? Una volta entrata a regime, l’alternanza quanti studenti interesserà?

Con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, attraverso la legge della Buona Scuola, e dei sistema duale di apprendimento, attraverso il Jobs Act, si è voluto non solo promuovere un avvicinamento tra scuola e impresa, ma si è anche accettata la sfida di costruire per ogni studente un curriculum unitario di apprendimento di cui la parte più teorica e generale rimane in capo all’istituzione formativa, mentre la parte più pratica deve essere erogata dentro l’impresa. La correlazione e la complementarietà dei due diversi contesti di apprendimento sono la più impegnativa sfida lanciata dalle nuove norme legislative. In esito a questa duplice esperienza di apprendimento lo studente dovrà sperimentare una forte unitarietà didattica che arricchisca il proprio curriculum; in alternativa a ciò nascerebbe la percezione che uno dei due contesti di apprendimento possa essere inutile. Proprio per queste intrinseche caratteristiche l’istituto dell’alternanza si contraddistingue come diverso da altri programmi di contrasto alla disoccupazione giovanile per un primo motivo che riguarda l’intero universo dei giovani frequentanti i percorsi della secondaria superiore e per un ulteriore motivo che riguarda la sua intrinseca valenza di concorrere al conseguimento di un titolo di studio. Con questo provvedimento quindi non si propone una esperienza di politiche attive che facilitino l’inserimento lavorativo, ma il rafforzamento curriculare delle competenze dell’intera platea dei 1.5 milioni di giovani frequentanti la secondaria superiore.

Quali i benefici che godono le aziende che si avvalgono di giovani studenti attraverso il sistema duale?

Ci sono due orientamenti che prevalgono tra le imprese che vogliono ospitare giovani in alternanza e in apprendistato formativo: il primo si riferisce alla responsabilità sociale nel voler concorrere a risolvere il più grave problema di questo Paese, l’elevatissima disoccupazione giovanile, migliorando le competenze dei giovani che nell’immediato futuro si presenteranno sul mercato del lavoro; il secondo individua nei nuovi strumenti di ingresso dei giovani in azienda durante il proprio percorso di studi la possibilità di migliorare le modalità di selezione delle risorse umane e di allargare le opportunità di innovazione e digitalizzazione nei processi produttivi. Il Governo ha inoltre esteso a tutto il 2017 gli incentivi già previsti all’avvio della sperimentazione che riguardato: la disapplicazione del contributo di licenziamento, l’abbattimento dell’aliquota contributiva al 5 % per tutte le imprese con più di nove dipendenti, lo sgravio della contribuzione dovuta per l’Aspi e quella dello 0,30% per la formazione. A queste misure si aggiungono gli incentivi per il tutoraggio, pari a 500 euro, per ogni percorso di alternanza e quello di 1.500 euro replicabile al massimo per due anni a tutti i datori di lavoro che assumono con contratto di apprendistato di primo livello.

La legge di Bilancio ha previsto uno sgravio contributivo per chi assume a tempo indeterminato un ragazzo che ha fatto un periodo di alternanza scuola-lavoro nella stessa azienda.

Con il combinato disposto dell’APE (anticipo pensionistico) e la decontribuzione totale per i giovani neo assunti al termine del percorso di studi, si pensa che potrebbero crearsi circa 60 mila nuove assunzioni. Il meccanismo previsto dalla legge di Bilancio 2017 prevede che vi sia la decontribuzione triennale fino ad un massimo di 3.250 euro all’anno per quei datori di lavoro che assumeranno con contratto a tempo indeterminato quegli stessi giovani che durante il loro percorso di studi sono stati ospitati in alternanza o con contratto di apprendistato formativo, o con tirocinio se universitari. Inoltre nel nuovo Documento di Economia e Finanza si prevede l’estensione di questa misura a tutte le assunzioni di giovani. Finalmente le politiche pubbliche si stanno orientando verso le giovani generazioni.

Quali sono gli strumenti giuridici attraverso i quali si concretizza l’alternanza? I contratti di apprendistato di primo livello hanno registrato nell’ultimo anno una crescita del 33%,  i contratti di apprendistato di terzo livello (alta formazione) del 25%…

Tra alternanza scuola-lavoro e apprendistato di primo livello, entrambi istituti per conseguire esperienza e apprendimento in impresa, rimangono le tradizionali differenze giuridiche. Nel primo caso si tratta di un percorso esclusivamente curriculare disciplinato da un protocollo d’intesa tra azienda e istituzione formativa. Nel secondo caso si tratta di un vero e proprio contratto di lavoro che viene predisposto in seguito ad un protocollo, sempre tra istituzione formativa e azienda, e che prevede oltre alla formazione anche una prestazione lavorativa.

Con le Regioni sono stati firmati dei protocolli d’intesa sul sistema duale. Le Regioni però non hanno risposto tutte allo stesso modo, la Lombardia ha ottenuto importanti risultati, altrove si sono registrati ritardi. Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, recentemente l’assessore regionale Gianna Pentenero ha annunciato che il Piemonte sarà tra le prime Regioni a sperimentare dal prossimo anno scolastico percorsi formativi per il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore in apprendistato, con un contratto di lavoro di durata compresa tra 6 mesi e 2 anni, che alternerà attività in aula alle ore in azienda. La Regione ha individuato un primo stanziamento di 500 mila euro, con cui le scuole interessate possono sostenere i servizi di progettazione e personalizzazione dei percorsi formativi, rivolti a 200-300 giovani delle quarte e quinte degli Istituti Tecnici, Professionali e dei Licei piemontesi.

Il Ministero ha sottoscritto un protocollo di intesa con ogni Regione il 13 gennaio 2016; nel quale venivano definite alcune priorità da conseguire con la sperimentazione duale e le risorse aggiuntive che venivano trasferite. In particolare in ogni protocollo sono stati definiti tre obiettivi: a) l’avvio di percorsi triennali duali in aggiunta alla tradizionale offerta formativa di IeFP, b) il potenziamento dell’offerta formativa di quarto anno per il conseguimento del diploma professionale tramite il sistema duale, c) l’attivazione di percorsi formativi modulari per giovani Neet per la riqualificazione e per facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro. Purtroppo i tempi di attivazione dell’offerta formativa di sono dimostrati lunghi e soprattutto differenziati, tanto che ancor oggi, nel 2017, in alcune Regioni non si è ancora deliberato l’avvio delle attività della sperimentazione duale. A riprova di una cronica difficoltà in alcune Regioni, in particolare del Sud, a costruire stabili sistemi di offerta formativa e a dare sistematicità alla programmazione degli interventi. Nonostante ciò i contratti di apprendistato di primo livello sono aumentati del 33% nel 2016, rispetto all’anno precedente, e stanno ancora aumentando del 7% nel primo bimestre 2017.

 

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